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BASTA-CON-LA-CRESCITA-PERSONALE---©-Ilaria-Ruggeri

Ho detto basta alla crescita personale.

Non voglio più usare questo termine e ti spiego perché.
Mi sento sotto un assedio: ovunque coach, counselor, manuali, corsi, podcast mi invitano, ci invitano, a migliorarci.
Metticela tutta, sviluppa il tuo talento, diventa la versione migliore di te.

Qui ti voglio raccontare il mio punto di vista e le nuove parole che ho deciso di scegliere per parlare dell’avventura che è conoscere noi stessi.

Se la crescita personale diventa performance

Basta crescita.
Basta performance. Basta questa specie di percorso in ascesa fatto di scalini, di vette a cui puntare, di accumulo e accrescimento continuo.
Qui, nella parola crescita, c’è troppa performance.
Ho a volte l’impressione che si stia parlando di una gara, oppure dei livelli di un videogioco.
Hai raggiunto la tua sequenza di obiettivi? Puoi passare al livello successivo!
É una lista da spuntare di cose da fare, un tesoretto che devi impegnarti ad aumentare per riuscire poi a fare di più, meglio, in meno tempo.

Vedo raccontata la crescita come un percorso che sembra un tour prestabilito. Ad ogni tappa ti puoi scattare una foto.
Puoi condividerla e far sapere a tutti che anche tu ci sei, che anche tu stai accrescendo la tua consapevolezza, e mostrarlo in superficie più che sperimentarlo con la profondità della riflessione.

Questo sforzo, che veniamo invitati a fare per dimostrare di aver accumulato esperienze e traguardi, è frutto di una visione economica che rende prodotto ogni cosa. È la società della performance che prende possesso anche di queste parti della nostra vita.

Se la crescita personale è un percorso dell’ego

Basta personale.
Basta i miei desideri e i miei obiettivi. Basta io come unico punto di riferimento per questa ricerca.
Basta questa idea di personale inteso come qualcosa che non prende in considerazione, non contempla l’esterno, il mondo, la società, gli altri individui.
Non siamo delle isolette ognuno con la sua spiaggetta privata.
Siamo immersi in una realtà connessa in cui ogni spostamento influenza gli altri, smuove le onde del nostro vicino di ombrellone.
Procuriamo effetti sulle persone e li subiamo da quelle stesse persone a nostra volta.
Il concetto di personale inteso come proprio, isolato, autoriferito, ci chiude in una bolla dentro la quale ci concentriamo per arrivare al nostro obiettivo.
Se poi fuori dalla bolla crolla tutto beh, pazienza.
Lasciare fuori tutto per raggiungere il traguardo non ci aiuta a comprendere che invece anche noi siamo parte del tutto e non possiamo non agire se c’è qualcosa che crolla.

Ora che ho messo a fuoco cosa non voglio e perché, inizio a usare nuove parole per esprimere quello che voglio contribuire a diffondere.

Voglio dire sì al concetto di “conosci te stesso”.
É un concetto che ci arriva nella Grecia antica e che si ritrova continuamente nella storia spirituale e filosofica dell’essere umano.
Il senso è questo: parti da te ma non chiuderti al mondo.
Inizia da quello che hai a portata di mano, quindi il tuo sentire, per aprirti verso l’esterno, per scoprire che questo percorso interiore influisce sulla tua realtà personale e su quella fuori da te.

La ricerca interiore

Ho deciso di non usare più il termine crescita personale e di sostituirlo con ricerca interiore.

La ricerca è un concetto che mi piace e che sento vicino al mio percorso non lineare.
Ricercare è come un viaggio in cui non c’è un punto di arrivo, una meta precisa definita dall’inizio.

È un’esplorazione. Non stile Indiana Jones a colpi di machete, ma più somigliante ad un curioso vagabondare.

Non ha niente a che vedere con puntare un obiettivo e arrivare gradino dopo gradino.
La ricerca ti porta a camminare su sentieri meno definiti, a volte più intricati come quel tipo di labirinto che si chiama unicursale, che unisce interno ed esterno.

La ricerca ti invita a metterti alla prova per farti scoprire che la parte migliore, quella più interessante, è provarci e non per forza riuscirci.

La ricerca interiore è distogliere l’attenzione dallo sguardo che da fuori arriva su di noi.
Ti invita a chiudere gli occhi, ad appropriarti del tuo personale sguardo e puntarlo verso l’interno, azzerando i condizionamento esterni.

Quello che succede dentro di te, quello che impari da questa esperienza, le ispirazioni e le conoscenze che arrivano da questo gesto e da questa osservazione, le porti fuori.

La scelta di questo passaggio da dentro a fuori significa che c’è un fuori che ti interessa.
Riconosciamo il valore della collettività, di un bene comune a cui vogliamo contribuire.

Ecco perché ho deciso di non parlare di crescita personale ma di ricerca interiore: la ricerca interiore è un percorso che porta un beneficio per tutti e permette di immaginare la condivisione, la diffusione dei valori in cui crediamo e che vogliamo manifestare in questo mondo.