Non sono una di quelle artiste che dicono “ho sempre disegnato, sin da quando ero piccola”.
Da bambina più che altro scarabocchiavo sui libri di fiabe, osservavo i colori della luce riflessa dai cristalli, mescolavo con frustrazione gli acquarelli ottenendo solo mille sfumature di marrone. E poi, un po’ più grande, volevo diventare una scrittrice e non una pittrice.
Ricordo quindi molto bene quella volta in cui ho scelto di creare il mio primo quadro, senza che fosse un compito di scuola e senza avere un tema assegnato da qualcun’altro.
A raccontarla forse non suonerà molto romantica, ma posso risentire ancora la sorpresa e lo stupore di quella prima esperienza. E ancora adesso ci penso oggi, quando sono a dipingere nel mio atelier artistico.
Se facessimo insieme un viaggio con la macchina del tempo, dovremmo tornare nella mia stanzetta da quindicenne e vedremmo un’adolescente un po’ annoiata inginocchiata ai piedi del suo letto.
Ilaria di allora è iscritta al liceo classico (perché vuole diventare una scrittrice) e ha abbandonato da tempo arte, pennarelli con la punta larga e acquarelli. In compenso da un paio di anni sono comparsi nel suo armamentario ombretti, matite colorate e fard. Con i gomiti appoggiati al materasso, è tutta concentrata su un foglio da disegno, probabilmente avanzato ancora dagli anni delle scuole medie. Non ha pennelli o altro in mano, ma i polpastrelli sono colorati di quelle polveri variopinte che utilizza di solito per il suo viso. Fa scorrere le dita sul cartoncino bianco e così lo colora, creando linee e sfumature, fino a quando non ha finito di disegnare il ritratto di una figura eterea, che le fa pensare a un folletto o una fata, immersa in uno sfondo astratto.
Quel quadro non è mai stato incorniciato o appeso, e al momento non so nemmeno dove possa trovarsi. Ne ho un ricordo chiaro nella mia testa e ora so che crearlo è stato come riaprire una porta nella mia vita. Dopo quello infatti ho iniziato a creare altri quadri, ho deciso di seguire alcuni corsi privati di pittura, e nel tempo mi sono riavvicinata sempre di più all’arte e al desiderio di crearla con le mie mani.
L’esperienza di realizzare quel mio primo quadro mi ha portato anche tre riflessioni importanti, che trovo ancora d’ispirazione in molte situazioni. Saranno utili anche a te?
L’ispirazione giusta per iniziare a dipingere
Ho passato molti anni, dopo quell’episodio, a pensare che prima di iniziare a creare bisognasse trovare un’ispirazione importante, un senso filosofico alla propria opera. Che bisognasse fare ricerca, trovare fonti e modelli di riferimento. E ancora oggi casco in questa trappola! Spesso mi arrovello per giorni e non creo finché non mi sembra di avere individuato un messaggio che dia valore a quello che voglio fare.
Cazzate.
Ormai ho capito che molte volte questo è solo un modo per procrastinare. Il bisogno di intellettualizzare e razionalizzare tutto, di giustificare con teorie e spiegazioni altisonanti, nasconde alla fine solo la mia insicurezza nel dare valore a ciò che creo.
Cosa serve davvero per realizzare un quadro
Per creare un dipinto servono gli strumenti giusti e il giusto ambiente: tele di cotone, pennelli, colori, solventi e vernici protettive, un tavolo dedicato, una ricerca iconografica, una palette colori bilanciata, la musica giusta, l’incenso azzeccato…
E così l’elenco potrebbe non finire più! Certo, sono tutti elementi che aiutano a creare, ma nessuno è così imprescindibile e indispensabile. Il mio primo quadro è nato inginocchiata sul letto. Su una carta comunissima. Senza nessun materiale da belle arti. Senza nemmeno avere matite o colori. Senza uno schizzo o un bozzetto. Senza la giusta luce. Senza la giusta atmosfera.
Evidentemente tutte queste cose erano poi così necessarie.
Come dipingere senza paura
Quello che invece di sicuro serve per realizzare il primo quadro (e tutti quelli che vengono dopo) è avere il coraggio di osare e farlo. È la paura, solo quella, è il problema principale. Paura di sbagliare, di non essere capace, che quello che si sta facendo sarà brutto, paura di cosa ne penseranno gli altri, e di cosa ne penserai tu che l’hai creato.
Ogni volta che prendo in mano un pennello, o che ho un foglio bianco davanti, la prima cosa che devo fare è affrontare la paura.
Ricordo bene che quando ho realizzato il mio primo quadro non avevo nessuna paura invece. Non mi preoccupavo di cosa stessi facendo, e di come sarebbe stato il risultato finale. Ero solo immersa nell’emozione del momento, nel flusso creativo, nel piacere di far scorrere i polpastrelli colorati sul foglio. Ed ero curiosa di scoprire cosa stesse venendo fuori su quel foglio che fino a poco prima era tutto bianco. Così ora quando dipingo in atelier provo a fare lo stesso: stacco la mente, ascolto l’emozione e lascio che il processo creativo mi stupisca.