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CHE DIFFERENZA C'È TRA ISTINTO E INTUITO - © Ilaria Ruggeri
Nel linguaggio di tutti i giorni spesso si utilizza istinto o intuito in modo interscambiabile, come se fossero sinonimi e volessero dire le stesse cose. “Ho seguito il mio istinto… ho dato retta all’intuito…”. Ma siamo sicuri sia proprio così? Se ti fermi un attimo, puoi notare che queste due parole hanno similitudini e punti di contatto, ma vogliono dire cose diverse.
 
A dire il vero io non mi ero mai fermata a ragionarci finchè non l’ho sentito accennare da qualcun altro. Stavo seguendo un seminario di Lara Lucaccioni sullo Yoga della risata e le emozioni del cuore e per un secondo, velocemente, l’ho sentita accennare alla differenza tra istinto e intuito. È bastata quella manciata di parole per farmi pensare: “ma certo, ovvio!”, mentre già stavamo parlando di altro. Ma dopo la sensazione di pancia, ho continuato a rifletterci e a chiedermi nello specifico in che modo fossero diversi. Tu ci hai mai pensato?
 

L’eredità dell’istinto

L’istinto è fondamentalmente una reazione automatica, una pulsione innata che aggira il pensiero razionale. Non è qualcosa di personale e individuale, ma è più legato alla specie: tutte i pulcini hanno lo stesso istinto, tutti gli esseri umani hanno le stesse reazioni istintive. Fa parte insomma dell’eredità che riceviamo da chi è venuto prima di noi. Una esperienza antica scritta nel nostro DNA (ti rendi conto? a me fa venire i brividi ogni volta che ci penso). L’istinto quindi parla il linguaggio diretto del corpo e ha a che fare con il nostro sistema nervoso. Lo sentiamo attraverso lo stomaco che fa male, il cuore che accelera, le orecchie che vanno a fuoco, il sudore sulla pelle: tutte reazioni che non possiamo controllare. Lo scopo dell’istinto è farti agire immediatamente e mettere in moto l’energia perché tu possa rispondere in modo adeguato a una situazione: scappare, combattere, salvarti, afferrare. Secondo me si sente molto nella pancia e nel cuore.
 

L’intuito e la scelta

L’intuito invece è un po’ come un’illuminazione o una consapevolezza, anche questa non logica e razionale. Arriva come un venticello leggero e a volte fai fatica a coglierlo se non sei allenata. Per percepirlo è utile rilassare il corpo e svuotare la mente perché parla il linguaggio dei simboli e delle percezioni sottili. A volte si avvertono nel corpo (formicolii, calore, freddo), altre sono una sensazione più vaga e indefinita. Io lo sento soprattutto nel cuore e nella mente (quando ti si accende la lampadina). L’intuito non ti dà la spinta propulsiva all’azione dell’istinto: ti offre una prospettiva diversa per scegliere. Poi sta a te decidere se dargli retta o meno.
 
L’istinto e l’intuito, come anche l’ispirazione, in comune hanno il fatto che superano il pensiero logico, analitico e verbale: stimolano le capacità attribuite all’emisfero destro del cervello. Tutti e tre ti chiedono di lasciare un po’ il controllo. Una sfida che può essere terrificante e davvero difficile per chi, come noi, è ormai abituato a gestire, programmare e prevedere ogni cosa! E questo secondo me è l’aspetto più importante e interessante.

Quando ascolti l’intuito, segui l’istinto o ti lasci portare dall’ispirazione devi imparare ad affidarti.

Ti insegnano insomma che oltre al tuo magnifico cervello logico, c’è molto altro: ci sono il corpo con le sue sensazioni, il cuore e le mille emozioni anche contrastanti, e l’insondabile e misterioso Universo, l’altro-da-te che non puoi mai conoscere completamente.
 
Ti sembra difficile da fare? Puoi iniziare ad allenarti concentrandoti solo su un aspetto (intuito, istinto o ispirazione): quando ne stimoli e potenzi uno infatti per riflesso vai a migliorare anche gli altri due.