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UNA DONNA SELVAGGIA LO SA - © Ilaria Ruggeri
 
La Donna Selvaggia è una che la sa lunga.
 
Clarissa Pinkola Estés nel libro “Donne che corrono coi lupi” la chiama La Que Sabe, Quella Che Sa. È una donna mitica ce vive nei luoghi selvaggi, sa tutto delle donne e non ha paura di dirlo.
 
Conosce il corpo e i suoi misteri: come mettere un assorbente la prima volta, come far innamorare e come intrecciare le lingue per un bacio, la tecnica segreta per mettere l’eyeliner simmetrico su tutti e due gli occhi, la strada segreta che deve fare lo spermatozoo per arrivare al traguardo e i bambini per venire alla luce. Sa tutto della vita e delle sue sfide: come si risponde a una battuta sessista senza sgualcire il vestito, qual è il vicolo buio in cui non girare in quel momento, come decidere se separarsi o no, quale lavoro è meglio rifiutare.
 
La Donna Selvaggia è un archetipo importantissimo dell’anima femminile e può avere tanti volti diversi: quello della Baba Jaga delle fiabe, della dea Artemide della mitologia, della piccola Pippi Calzelunghe. La mia assomiglia molto a Maude del film degli anni 70: una vecchietta creativa, sopra le righe e gioiosamente folle. E che la vita la conosce bene.
La Donna Selvaggia è come la gramigna: resiste nel tempo e attecchisce dove può. Anche se nessuno la vuole, lei resta nei secoli a farci compagnia. Non ci ha mai abbandonate, per fortuna.
 

La Que Sabe ha in sé la saggezza intuitiva, quella che non è fatta di parole e ragionamenti, ma di comprensioni profonde ed emozioni di pancia.

Non è di certo il tipo di saggezza che ti insegnano a scuola, che puoi studiare su un libro o imparare con un corso. Non si tratta di una serie di informazioni da memorizzare: non è una specializzazione in cui ti puoi laureare.
È una saggezza che va coltivata con l’esperienza e con l’ascolto. È un sapere che si impara dal fare e dall’osservare quello che è intorno. Hai ricevuto il suo seme con il tuo DNA quando sei nata e la saggezza della Donna Selvaggia era lì quando da bimba scrutavi con occhi grandi il mondo che ti circondava.
 
Il problema è che quasi tutte ci dimentichiamo di questo seme.
Inizi a crescere e non sai di avere dentro una che la sa lunga. Ti arrabatti nella vita, cercando di capire come funziona. Sogni di trovare una guida saggia lì fuori. Magari sei fortunata e ce l’hai nella zia che ti guarda in faccia e capisce subito se a scuola hai fumato, nella nonna che sa indovinare sempre la quantità giusta di vaniglia, o in quell’amica speciale che al primo sguardo sa se quel tipo fa per te o no. A volte invece devi metterti in viaggio e cercarla, avventurarti per strade che non conosci. Sei disposta ad andare lontana perché senti il bisogno di uno sguardo comprensivo e chiaro, che sappia vederti davvero e abbia il coraggio di dirti come stanno le cose. Puoi cercare per anni, fermarti e poi ripartire ancora.
Allo stesso modo qualche donna cercherà La Que Sabe in te.
Ti chiederà suggerimenti e consigli, guarderà nei tuoi occhi per avere risposte e capirsi meglio. E nonostante il tuo stupore, a volte riuscirà a trovarla proprio nelle tue parole, nelle tue reazioni. La Que Sabe è ancora in te, anche se non te ne sei accorta. Così com’è nelle altre donne.
 

Siamo tutte foglie che cercano di capire da che radice vengono.

Ci guardiamo a vicenda, ci scrutiamo e interroghiamo, e un po’ alla volta capiamo. Impariamo a conoscerci, a ricordarci quello che abbiamo dentro. È un training speciale che facciamo nel corso della nostra vita, senza nemmeno rendercene conto. Mentre avanziamo in realtà torniamo da dove siamo partite, dal seme della Donna Selvaggia che è l’antenata di tutte noi donne.
A volte mi è capitato di scoprire La Que Sabe in me: quando piangevo senza motivo, giusto un mese prima che il mio matrimonio finisse, o quando ho capito di dover tornare prima dall’Erasmus per fare altro, nonostante fosse la cosa che avevo sognato più di tutto per tanti anni.
A te è mai capitato di incontrarla?