Ho passato anni a mantenere la calma. Un po’ mi veniva facile, visto che tendo di natura a essere tranquilla e pacata, un po’ la collera e le litigate mi hanno sempre infastidita molto.
Poi ho iniziato a farlo. Senza urla e lancio di oggetti, ma infervorandomi con il fidanzato, nelle discussioni online, a causa di sconosciuti maleducati per strada. All’inizio era un’esperienza terribile, mi veniva un nodo in gola, le lacrime agli occhi e un colorito rosso magenta sulle guance. Otre a questo si può sentire anche altro: una corrente di energia forte, un calore vitale, la potenza della guerriera che ti si risveglia dentro. È una sensazione esaltante, se sai restare in sella.
La collera delle donne è preziosa: smettila di nasconderla e permettiti di sentirla ed esprimerla.
Di motivi per cui arrabbiarsi le donne ne hanno parecchi a dire il vero; per accorgersene basta leggere un po’ di cronaca o dare un’occhio alla politica (ma anche farsi una passeggiata in centro). È che siamo abituate a essere carine, educate, dolci e accomodanti e non a rispondere. Oppure siamo ormai sfinite, sfiduciate e stufe di tutto questo e non abbiamo più voglia di reagire.
In questi ultimi mesi invece ho visto esempio potenti di donne che esplodono.
La prima è stata Beyonce. Non sono una sua fan musicale, ma in lei spesso vedo forza, femminismo e condivisione con le altre donne. Così dopo averne sentito parlare online, sono andata a cercare questo misterioso lungometraggio Lemonade, uscito con il nuovo cd.
Queen B mi ha folgorata: è una lunga narrazione che unisce tutte le canzoni del disco e racconta con immagini davvero simboliche ed emotive la sua storia sentimentale. Come una vera regina, non resta a piangere o deprimersi vedendo il suo mondo andare in pezzi. Trasforma questa sue esperienza in qualcosa di creativo, riaffermando il suo potere personale e diventando un esempio di empowerment per le altre donne.
Subito mi sono tornate in mente le settimane di solitudine dopo che il mio ex se n’era andato: la prima reazione che ho avuto è stata prendere in mano matita e colori ed esprimere con me la collera e il grovigli di pensieri che avevo dentro. Ho usato la pittura e utilizzato pezzi di nostre foto, alcune anche del matrimonio, e ho creato una serie di illustrazioni che ho intitolato Barba Blu. Questo processo creativo intuitivo è stato per me l’inizio di un percorso di guarigione emotiva e mi ha fatto subito capire che dalla distruzione possono nascere cosa nuove e belle.
Un altro esempio recente che ho visto è stato lo spot del profumo Kenzo World uscito qualche settimana fa: un cortometraggio che mostra l’esplosione di una giovane donna carina, sorridente e mortalmente annoiata da un ambiente formale e affettato. La sua energia selvaggia, a volte sgraziata e violenta, si scatena nel ballo libera di essere finalmente se stessa. Non ti fa venire in mente tutti i pranzi noiosi, le cerimonie e gli avvenimenti mondani a cui hai dovuto partecipare controvoglia nella tua vita? Probabilmente ti ricorderà qualcosa, se anche tu sin da bambina sei stata educata a essere buona e a comportarti bene. I calzettoni che pungono, le scarpe di vernice che stringono o il colletto troppo stretto che soffoca: avrei voluto spesso liberarmi da tutto e andarmene anche io a correre in giro come in questo video.
C’ho messo più di 30 anni a capire che la collera è qualcosa di positivo. Fai attenzione però a non confondere la collera con la rabbia, come facevo io. La differenza l’ha ben spiegata Igor Sibaldi nel workshop a cui ho partecipato un mese fa: se la collera è la giusta manifestazione di una reazione legittima, la rabbia è coltivare la collera anche quando non ce n’è bisogno e avvelenarsi l’animo inutilmente. È svegliarsi la mattina con la luna storta, essere costantemente di malumore e aggressiva gli altri in maniera gratuita e sterile.
La collera è un’energia che porta trasformazione, la rabbia non porta cambiamento ma solo intossicazione.
Meglio quindi incazzarsi, sfogarsi e poi passare oltre, che covare risentimento in silenzio. Nel primo caso potresti riuscire a ottenere qualche risultato e quanto meno a definire i tuoi paletti, nel secondo non fai che star male solo tu.
Nel libro Donne che corrono coi lupi si parta della collera come un fuoco capace di cuocere, non solo di distruggere. Nel capitolo dedicato alla collera femminile l’autrice Clarissa Pinkola Estés racconta che noi donne abbiamo bisogno di imparare a gestire ed esprimere la nostra giusta collera, di tracciare e far rispettare i nostri confini. Ci vuole pazienza e attesa per portare guarigione alle nostre emozioni.
La collera non è un mostro spaventoso da cui scappare, ma una maestra che può insegnarti cose importanti.
Su te stessa e sugli altri, sula società in cui vivi e sui blocchi che hai dentro di te.
Non devi affrettarti a voler dimenticare o perdonare, e non sentirti in colpa se non riesci subito a farlo. Nel capitolo è spiegato che il perdono è graduale, non è tutto o niente. È un processo stratificato, una percentuale che si modifica: puoi perdonare al 30-50-70%, e va bene ugualmente. Lascia che il fuoco della collera giusta trasformi le cose poco alla volta.